Rimini è, tra le città italiane, una delle mete maggiormente turistiche nel periodo estivo. La sua riviera è conosciuta soprattutto per l’enorme offerta per quanto concerne il divertimento. Discoteche e locali alla moda animano l’estate dei moltissimi turisti, che passano qui le loro vacanze.
Rimini non è solo questo, è anche altro, molti sottovalutano che a Rimini ci sono anche dei monumenti che si possono ammirare e che hanno una storia davvero affascinante. Tra questi spicca sicuramente il Tempio Malatestiano.
Molti non sanno che questo monumento è un capitolo importantissimo della Storia dell’Arte, sia a livello architettonico, perché a seguire il progetto architettonico, fu uno degli artisti più importanti del Rinascimento, Leon Battista Alberti e sia per il complesso programma iconografico che vi è all’interno, che è stato studiato dai più autorevoli storici dell’arte.
Il Tempio Malatestiano è la chiesa maggiore di Rimini. In quest’area già nel IX secolo vi era la chiesa di Santa Maria in Trivio che fu sostituita nel XII secolo con una in stile gotico dedicata a San Francesco.
Tra il 1200 e il 1300 a questo edificio preesistente si aggiunsero due nuove cappelle nel lato sud. Questa è la struttura con cui Leon Battista Alberti si trovò a lavorare quando Sigismondo Pandolfo Malatesta gli commissionò un sepolcro per sè e per i suoi familiari.
Sigismondo Malatesta era uno dei più importanti condottieri del Rinascimento che entrò in conflitto con il Papato da cui ebbe la scomunica nel 1460.
Per tale motivo volle realizzare un Mausoleo dove fossero aboliti i simboli cristiani. Ci si trova di fronte ad una sorta di tempio pagano, perché la decorazione scultorea è ispirata a motivi profani. Le sei cappelle sono dedicate alle muse, allo zodiaco, agli innocenti e ai giochi infantili e decorate con un complesso programma iconografico. Altre due cappelle, sono dedicate, invece, ai Sepolcri di Sigismondo e Isotta.
In tutto il Tempio Malatestiano vi è quasi ossessivamente, la presenza in bassorilievo della S e della I incrociate. Da alcuni queste iniziali sono state viste come una commemorazione dell’amore tra Sigismondo e Isotta degli Atti, mentre da altri come una semplice abbreviazione del suo nome, seguendo un modello coevo di abbreviazione già usato da Federico da Montefeltro, nella vicina Urbino. All’interno vi sono altri simboli che vengono ripetuti con ricorrenza come frontoni di frutta, la rosa canina e le tre teste di elefante legate alla sua araldica.
La decorazione scultorea di alcune cappelle, quella dei giochi e delle muse, sono opera di Agostino di Duccio, il direttore dei lavori fu Matteo de’ Pasti, contribuirono all’opera altri artisti tra cui spicca Piero della Francesca, di cui si conserva un suo affresco del 1451, raffigurante Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a San Sigismondo, suo antenato a patrono.
I lavori interni, cominciarono prima, rispetto a quelli architettonici. Essi in realtà furono piuttosto discontinui per mancanza di finanziamenti. Lo stesso Leon Battista Alberti non seguì il cantiere riminese come doveva. La struttura, infatti, non fu completata. Il progetto comprendeva anche un’ampia cupola, ma la difficile condizione finanziaria di Sigismodo Malatesta rese questo impossibile.
Oggi è visibile il contrasto che emerge nella struttura dell’edificio che ha una semplice copertura a tetto in capriate lignee con travi e tavelle visibili. A questo si deve aggiungere, che durante la seconda guerra mondiale, l’abside fu distrutta , da dei violenti bombardamenti. Questa fu ricostruita in modo semplice e disadorno. Solo recentemente è stato messo un crocifisso che Giotto realizzò durante un soggiorno a Rimini tra il 1308/12, probabilmente per la vecchia chiesa di San Francesco.
La corretta forma dell’edificio è visibile esternamente. Sul lato destro vi sono sette tombe di personaggi illustri del secolo, tra cui il filosofo neoplatonico Georgius Gemistos. Durante la campagna militare nei Balcani Sigismondo portò con se i suoi resti. Sul lato sinistro si innalza il campanile cinquecentesco. La facciata del tempio fu ispirata all’Arco di Augusto, parte del frontone della facciata è conservato al Victoria and Albert Museum di Londra.
Nell’insieme il Tempio Malatestiano è una sfida irrisolta, ma forse proprio questa sua incompiutezza lo rende uno dei monumenti più affascinanti del nostro territorio.
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