Quando pensi a Ponza quello che ti viene in mente è il porto, le boutique, i ristorantini al centro della città, i bar dove alcune volte capita di incontrare qualche vip.
Ponza è una meta turistica, dove puoi trovare tanto divertimento, però non è solo questo, è anche un’isola che sa regalarti quello che non ti aspetti, che a poco a poco ti fa innamorare di lei.
Con Vagabondi.it vi vogliamo regalare un viaggio alla scoperta di Ponza, non quella dei vip, ma quella più selvaggia e allo stesso tempo più ospitale e per questo unica ed incontaminata.
Il mezzo ideale per potersi godere l’isola di Ponza è ovviamente la barca, ma per coloro che questa possibilità non la hanno ci sono anche altri modi per poterla scoprire altrettanto validi e non per questo meno divertenti ed affascinanti.
Noi abbiamo girato l’isola in scooter, con appresso pochissimi oggetti: una macchina fotografica, uno zainetto, il costume e ovviamente il casco.
Dopo aver incontrato una simpatica signora che ce lo ha affittato, ci siamo avventurati per l’isola, scoprendo scenari naturalistici ed umani mai visti. Scogliere a picco sul mare, signori del posto seduti con la loro sedia fuori la porta, casette con in vista i loro manufatti locali, bar dove sembra che il tempo si è fermato, la vegetazione mediterranea, gli odori della salsedine uniti a quelli delle piante, ti regalano delle emozioni che rimangono per sempre alla memoria. Incontriamo Chiaia di Luna, le Piscine, Le Forna e senza accorgecene arriviamo all’ultima tappa dell’isola, dove la strada si interrompe. Sali qualche roccia e ti ritrovi di fronte ad uno strapiombo sul mare, dove il mare si infrange sugli scogli e dove vedi mille sfumature cristalline. Ci troviamo a Cala Gaetano che è anche il capolinea del pullman di Ponza che ogni quarto d’ora fa il giro dell’isola. Troviamo un ristorante dove il pesce viene pescato dai ristoratori e cucinato fresco. Entriamo nel bar e sembra di essere rimasti negli anni Sessanta. Qui c’è la signora Anna che ti fa uno dei caffè più buoni ed economici dell’isola, al tuo fianco dei tavoli che sembrano quelli di casa, gli snack sono “venduti” nelle credenze di un tempo, e a parte un tavolo dove ci sono pizze, paste, e dolci fatti in casa.
Ci ripromettiamo di tornarci la sera per assaggiare il pesce fresco appena pescato.
Torniamo indietro e decidiamo di andare verso l’unica spiaggia di Ponza il Frontone. Per arrivarci bisogna prendere un servizio di navigazione di linea, che ti porta direttamente in spiaggia. I turisti si accalcano in questa barchetta, che nel tragitto ti fa vedere alcuni punti salienti. Cinque minuti e si arriva al Frontone, e qui lo scenario è straordinario, l’acqua è trasparente e cristallina e i ciottoli creano dei giochi di luce e colore unici nel loro genere.
Questa spiaggia è attrezzata, c’è un “villaggio” dove poi trovare di tutto: un ristorante, dei bar e della musica, qui le sere d’estate si fa festa e c’è tanto divertimento. La mattina è una spiaggia perfetta per le famiglie, intorno alle 17 arrivano i giovani che vi rimangono fino a notte tarda.
Qui la giornata vola, tra bagni nell’acqua fresca e rigenerante e passeggiate alla scoperta del Frontone.
Proprio passeggiando scopri quello che non ti aspetti, sulla sinistra ci sono degli scogli, facilmente raggiungibili con delle semplici infradito (mi raccomando mettetele non fate come noi il primo giorno!), dopo qualche metro trovi un cartello con scritto “50m Museo di Nonno Agostino”. A quel punto non puoi che seguire il cartello, e inizi a salire e dopo un po’ di fatica trovi un’oasi.
Qui c’è il Museo di Nonno Agostino, dove il tempo veramente si è fermato. Ad accoglierti c’è Gerardo che ti spiega subito come il museo è ad ingresso gratuito e si articola in tre stanze. Gerardo praticamente ti apre la sua “casa”, nelle stanze ci sono cimeli di famiglia, attrezzi di lavoro di un tempo, utensili per pescare e per cucire, ogni oggetto è accompagnato da una descrizione e dalla storia. In un’altra stanza c’è il vecchio cinematografo di Ponza utilizzato negli anni della guerra. Gerardo ti dice che se vuoi ti puoi sedere, prendere il sole nei lettini, giocare a carte o con qualche gioco da tavola, che lo spazio è autogestito dagli ospiti il tutto gratuitamente.
Ci dice anche che se vogliamo possiamo mangiare, è quasi ora di pranzo, in effetti si sentono degli odori provenire dalla cucina, senti il rumore dell’olio che frigge, l’acqua che scorre e delle signore che parlano allegramente nel dialetto ponzese. La tavola è apparecchiata con semplici tovagliette e tazze di ceramica con l’immagine dell’isola di Ponza. Leggiamo il menù è semplice, ricco ed economico: polpo e patate, bruschette, zuppe, torte fatte in casa. Purtroppo qui non possiamo rimanere perché ci siamo portati un pranzo a sacco, ma la prossima volta che verremo nell’isola, sarà la prima cosa che faremo.
Ci salutiamo con Gerardo e gli chiediamo se lui vive sempre lì e ci risponde di sì, che vive 100m più in là, che a Gennaio Ponza è come Marte, non c’è vita e che sembra di vivere in una dimensione parallela, che a loro sembra di essere degli indigeni…
Se gli indigeni sono così ospitali, gentili, uniti alla storia della loro terra, allora anche noi lo vogliamo diventare.
Tornati dall’isola abbiamo scoperto che hanno un sito internet, se volete scoprire qualche cosa in più ve lo segnaliamo www.assocalafrontone.it