L’ho capito mentre l’altro giorno passeggiavo per le vie della città. Ci sono luoghi che vale la pena ri-scoprire e ai quali siamo legati più di quanto pensiamo. Voi siete d’accordo?
La premessa non è delle migliori: mi trovo a Firenze per sostituire un collega vittima dell’influenza.
Mi sono praticamente catapultata dal letto,all’aereo ed eccomi qui alla reception dell’ hotel Cavour .
L’albergo è accogliente ed il personale cordiale. Mi danno una cartina della città spiegandomi che ci troviamo in pieno centro storico.
E’ ormai ora di pranzo, e decido di fare due passi prima di mangiare qualcosa. Esco,e girando a sinistra in pochi passi davanti a me appare la Cattedrale di Santa Maria del Fiore.
Rimango quasi senza fiato. Mi colpiscono il verde ed il bianco del marmo.
Mi ritrovo a camminare intorno alla chiesa. L’aria è fresca ma tersa, il sole splende. Che regalo questa giornata di febbraio!
Continuo a camminare e mi ritrovo a Piazza della Signoria. Respiro profondamente, non per l’aria frizzantina, ma per la vista del David di Michelangelo e alla sua destra della Medusa del Cellini.
Mi chiedo come a scuola abbiano potuto annoiarmi con la storia dell’arte.
Esiste niente di più emozionante?
Emozione. E’ questa la sensazione che sento salire dentro di me mentre proseguo il mio cammino e arrivo sulle rive dell’Arno. Risalgo Ponte Vecchio e mentre mi perdo nello scorcio della città che si apre davanti a me, penso che c’è qualcosa che lega noi italiani alle nostre città, ai paesaggi, alle piazze e perfino alle pietre su cui camminiamo. E’ un legame che si stabilisce con la loro storia e con la loro bellezza.
E resiste nel tempo, proprio come i monumenti. Ecco perché secondo me ogni tanto in certi posti sentiamo di dover tornare. Per scoprire che sono sempre là..
Punti fermi in un mondo che invece cambia continuamente.
Mentre torno verso l’albergo noto una porticina. E’ una trattoria tipica toscana, ‘Le Mossacce ’, così piccola che la gente in fila aspetta fuori!
Mi metto in fila anch’io e in pochi minuti sono seduta al tavolo davanti a un’ottima ribollita. Mi faccio sedurre (come non potrei!), anche da una bistecca fiorentina e da un bicchiere di Chianti.
La cucina è minuscola anch’essa ed è trasparente, al centro del locale.
I sapori sono genuini, infatti qui vengono tanti fiorentini a mangiare.
Poi in un attimo il cameriere mi presenta il Tirami su più grande che io abbia mai visto (e mangiato!)
Ora devo mettermi al lavoro.
Questa visita inaspettata a Firenze è stata davvero un regalo!
Con tutta la comprensione per il mio collega febbricitante voglio dire, ma a Firenze dovrò proprio tornare.
E voi?
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