Carteddàte, scartilléte, péttue, chelustre, sono tutti modi per dire una stessa cosa, cartellate. Di cosa si tratta, per l’esattezza? Sono dei tipici dolci originari della Puglia e di altre regioni come la Calabria e la Basilicata.
Per quanto riguarda il termine, potrebbe derivare da “carte” incartollate, ossia incartocciate. Si andrebbe a finire, perciò, al termine greco “κάρταλλος” (kartallos). C’è chi li fa risalire addirittura alle feste in onore della dea della terra, Demetra, mentre successivamente con l’avvento del Cristianesimo, questo dolce sarebbe stato impiegato come offerta alla Madonna. Come si preparano, però, queste cartellate? Ci vuole, prima di tutto, una sottile sfoglia di pasta, ottenuta con farina, olio e vino bianco. Il tutto poi andrà sistemato fino a formare una specie di “rosa” coreografica con cavità. Questa pasta verrà, infine, fritta con l’impiego dell’olio. Diverse poi sono le varianti, pure tenendo conto, della regione; ad esempio alcuni usano impregnarle nel miele e poi ricoperte con zucchero a velo e cannella. Altri ancora, impiegano del cioccolato, o solo lo zucchero a velo.
Le cartellate si possono inserire tranquillamente nelle ricette veloci con l’utilizzo di tutti alimenti naturali. In Puglia vengono preparate di solito per le feste natalizie. Una tradizione dice che la loro forma richiamerebbe l’aureola di Gesù Bambino, altri affermano che invece esse ricorderebbero la corona di spine che Gesù Cristo indossò al momento della crocifissione.