Verso la metà del Settecento compare, nei registri delle cantine del Palazzo Ducale di Modena, il termine “balsamico”, impiegato per distinguere una particolare tipologia rispetto alle altre presenti proprio in quel palazzo. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale si inizia invece a parlare di aceto balsamico, ossia diversi condimenti agrodolci prodotti specialmente nelle provincie di Modena e Reggio Emilia.
C’è innanzitutto l’aceto balsamico di Modena, prodotto IGP (Indicazione Geografica Protetta), l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena che è, invece, DOP (Denominazione di Origine Protetta) e l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia etichettato anche lui come DOP.
L’aceto balsamico piano piano divenne un prodotto comune sulle tavole degli italiani, iniziando pure a farsi largo anche in molti Paesi europei e non. Come notiamo moltissime offerte vini, stessa cosa per l’aceto balsamico e ciò denota la sua fortuna tra i consumatori. E per quanto riguarda il turismo enogastronomico? In questo caso non troviamo chiaramente vini italiani, bensì questo particolare aceto. A Modena e dintorni ci sono diverse visite guidate con spiegazioni delle tecniche di produzione e commercializzazione dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena. C’è pure modo di visitare le antiche Acetaie di proprietà della Famiglia Malpighi. Non può mancare l’occasione di acquistare l’aceto balsamico in appositi show room. Non è così difficile poi trovare pure offerte olio e consigli di abbinamento vino.