Un vino tipico della Sicilia è il Marsala, che ha ottenuto anche la Denominazione di Origine Controllata (DOC) ed è prodotto nella provincia di Trapani, ma è apprezzato e consumato pure nelle altre regioni d’Italia.
Tra i vini italiani, il Marsala è certamente fra i più apprezzati e, come per qualsiasi prodotto amato e parecchio conosciuto, anche per lui si accavallano storie e leggende sulla sua origine. Quella più accreditata parla di un commerciante inglese, John Woodhouse che, sul finire, del Settecento, approdò nel porto di Marsala. Durante la sosta fece assaggiare a tutto l’equipaggio della nave un particolare vino locale, che veniva invecchiato in botti di legno assumendo un gusto analogo ai vini spagnoli e portoghesi molto diffusi in quel periodo. Il risultato è che il vino venne molto apprezzato e questo commerciante decise di imbarcarne una cinquantina di barili, addizionandolo però con dell’acquavite di vino, in modo tale da elevarne il tenore alcolico e, allo stesso tempo, di preservarne le peculiari caratteristiche durante il lungo viaggio in mare.
Un secolo dopo, l’imprenditore palermitano Vincenzo Florio decise di iniziare la vera e propria produzione e commercializzazione del Marsala, acquisendo poi lo stabilimento Woodhouse (il nome deriva, appunto, da quello del commerciante inglese prima citato), divenendo così il primo produttore.
Il Marsala è vino liquoroso e durante la sua fermentazione si effettuano i travasi che permettono l’ossidazione del vino.
Due, possiamo dire, sono le categorie del Marsala, ossia quello “vergine” (derivato da sole uve bianche e addizionato, dopo la fermentazione, con dell’etanolo) ed il “conciato” (sempre dopo la fermentazione, vengono aggiunti l’etanolo, del mosto cotto che influirà sugli aromi ed il colore del vino e del mosto d’uva tardiva, indispensabile per stabilire il grado zuccherino ed anche il profumo).