Il Duomo di Modena è uno di quegli edifici che ti fanno studiare sia alle scuole superiori, come perfetto esempio dell’architettura romanica in Italia, ma anche a chi fa l’Università. Ricordo ancora che il primo corso che seguì fu un bellissimo modulo di Storia dell’Arte Medievale, che andava ad approfondire l’arte romanica. Una delle prime lezioni ebbe come oggetto il Duomo di Modena e rimasi incantata di come il mio docente di arte, fosse così appassionato da questo edificio da renderlo magico ai miei occhi.
Il Duomo di Modena ha una storia veramente interessante, e con Vagabondi.it, abbiamo deciso di raccontarvela per renderla affascinante anche ai vostri di occhi.
Il Duomo di Modena fu realizzato in un periodo – la fine dell’anno Mille- di grande fermento architettonico che investì tutta l’Europa. Venivano costruite grandi cattedrali che divennero colonne miliari della fede cristiana.
Anche a Modena vi fu questo fervore edilizio e religioso. Era il 1099 quando il tempio che per secoli aveva custodito la tomba del Santo Vescovo Geminiano, doveva essere ricostruito. L’assemblea plenaria, costituita da tutti i rappresentanti della classi sociali, decisero di riedificare l’edificio del Santo Patrono.
I lavori furono affidati a Lanfranco ed iniziarono sotto la sua direzione il 23 maggio. Per l’impresa fu impegnato tutto il popolo.
La data di inizio dei lavori ed il nome dell’architetto sono riportati in una lapide murata all’esterno dell’abside maggiore, in cui si fa riferimento a Lanfranco “famoso per ingegno, sapiente e esperto, direttore e maestro di questa costruzione”. L’architetto arrivò a Modena con un gruppo di muratori e lapicidi provenienti dal lago di Como.
La decorazione scultorea fu invece affidata allo scultore Wiligelmo. Il Duomo fu terminato ottantacinque anni dopo, la chiesa venne consacrata nel 1184.
Anche Wiligelmo è ricordato in una lapide sul lato opposto della chiesa. Wiligelmo, oltre alla decorazione scultorea che realizzò insieme ai suoi allievi e seguaci, si occupò forse anche della parte architettonica. Sembra infatti che Lanfranco cominciò i lavori dall’abside, mentre Wiligelmo si occupò di quelli della facciata.
AWiligelmo subentrarono nel 1167 i maestri campionisi, chiamati per costruire la torre campanaria.
A loro si devono numerosi lavori all’interno dell’edificio.
La cattedrale modenese è diventata un vero e proprio esempio dell’arte romanica perchè, al suo interno vi è un equilibrio, tra la tradizione della cultura antica e l’innovazione dell’arte lombarda.
Nel 1997 è stata inserita dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
La pianta della chiesa è a tre navate priva di transetto, con presbiterio sopraelevato, sotto il quale si sviluppa la cripta. A ogni navata corrisponde un’abside. La navata centrale è suddivisa in quattro grandi campate, di misura doppia rispetto a quelle delle navate laterali che sono otto.
Originariamente la copertura del tetto era a capriate lignee, questa fu sostituita nel XV secolo con una volta a crociera.
Le pareti sono scandite da archi a tutto sesto, poggianti su pilastri compositi, che si alternano a colonne. Sono articolate da triplici arcate del triforio, poste a simulare un finto matroneo. La luce filtra da strette finestre nel cleristorio.
L’interno del duomo è rivestito con il laterizio. La sua calda tonalità è valorizzata dalla luce filtrante dal rosone e dalle vetrate che furono realizzate nel 1450 da Giovanni da Modena.
Esternamente la facciata suggerisce la scansione interna dell’edificio. All’altezza del finto matroneo vi è una teoria di piccole logge, che cingono tutto il perimetro del Duomo racchiuse da arcate cieche.
La facciata è a spioventi con due grandi paraste poste a dividerla in tre campiture. Al centro vi è un portale maggiore sovrastato da un protiro a due piani. Il protiro è retto da due leoni stilofori. Questo è un motivo di derivazione classica che si ripete tutt’intorno all’edificio. I Portali sono strombati senza lunette, decorati però con diversi rilievi.
Il grande rosone è del XIII secolo insieme alle porte laterali.
Nella cripta del duomo sono custodite le reliquie del santo. Esse sono conservate in una semplice urna del IV secolo. Ogni anno il 31 gennaio, giorno della commemorazione del Santo, il sarcofago è aperto, e le spoglie esposte alla devozione dei fedeli.
Il Duomo di Modena è importante, oltre che dal punto di vista architettonico, anche per il suo corredo scultoreo. Esso è parte integrante del complesso monumentale. Non solo i rilievi che qui realizzò Wiligelmo fanno da caposcuola alla scultura romanica in Italia.
Il Duomo di Modena è chiamato anche “la Bibbia di pietra” o “la Bibbia dei poveri”, ad indicare le sua funzione didattica. All’epoca la gente era analfabeta e per ricevere l’istruzione religiosa molto efficaci erano le immagini e i simboli sacri.
Nella Facciata la decorazione marmorea è dovuta in gran parte a Wiligelmo, che scolpì i quattro grandi rilievi con le Storie della Genesi: Creazione dell’uomo, della donna e peccato originale, Cacciata dal Paradiso Terrestre, Sacrificio di Caino e Abele, uccisione di Abele e rimprovero divino, Uccisione di Caino, l’arca del diluvio, uscita di Noè dall’arca. Sono attribuiti a Wiligelmo anche altri rilievi: Cervi che si abbeverano alla fonte, Il rilievo con animali fantastici e una figura umana nuda che cavalca un mostro, I capitelli al livello della loggetta che, invece delle decorazioni fogliacee tradizionali, hanno motivi figurati con teste di animali, teste e mascheroni di uomini e donne e telamoni ricurvi sotto il peso del pulvino.
In seguito i lavori furono proseguiti dai suoi seguaci e dai Maestri Campionesi.
Dopo questa lunga descrizione capirete perchè il Duomo di Modena è rimasto nel mio cuore, mostra quello che è in grado di costruire l’uomo, con l’aiuto di un intero popolo.
Foto prese da Wikipedia