Il lambrusco è, forse, il vino più celebre dell’Emilia Romagna, amato poi dall’intero Paese; tra i vini italiani insomma ad aver più successo in tavola. Le origini sono antiche e la sua fama è cresciuta col passare dei secoli.
Per quanto riguarda l’etimologia, lambrusco deriverebbe da “abrum”, margine dei campi e “ruscum”, pianta spontanea. Una curiosa testimonianza la offre il medico di Papa Sisto V, Andrea Bacci, affermando che “sulle colline di fronte alla città di Modena si coltivano lambrusche, uve rosse, che danno vini speziati,odorosi, spumeggianti per auree bollicine, qualora si versino nei bicchieri.”
Le uve di questo vino, infatti, sono rosse e quello che ne vien fuori è un piacevolissimo rosé frizzante. Esistono vari tipi di lambrusco DOC, ovvero il lambrusco di Sorbara (può essere rosso o rosé, secco oppure amabile), il lambrusco rosso Salamino di Santa Croce (secco o amabile), il Reggiano (rosa e dolce o rosso e secco) ed il Grasparossa di Castelvetro (secco o amabile).
Tale vino viene impiegato in cucina anche nella preparazione di piatti, specialmente tipici emiliani, come lo zampone ed il cotechino, o primi piatti come la pasta al Lambrusco. Inoltre, viene utilizzato nella preparazione di cocktail, quindi miscelato ad altri alcolici e frutta e servito come aperitivo.
Infine, non è poi così difficile trovare del lambrusco senza solfiti aggiunti che, spesso ad altri conservanti, possono provocare intolleranze e fastidi vari. Perciò, il lambrusco non preclude all’opportuna alimentazione corretta.