Una delle opere più conosciuta al mondo è sicuramente è il Cenacolo di Leonardo da Vinci. La sua fama è dovuta per il successo planetario di un romanzo di Dan Brown il Codice da Vinci.
Uscito qualche anno fa, questo libro, ha fatto molto scalpore per le tesi sostenute dall’autore. La teoria più accattivante è quella secondo il quale Gesù fu sposato con Maria Maddalena, che secondo il celebre scrittore, è raffigurata al suo lato sinistro (per chi guarda l’opera).
Il Codice da Vinci è un libro molto affascinante ma quello che vi è scritto è pura fantasia.
Il Cenacolo di Leonardo ha però una storia molto interessante lo stesso, al di là dell’interpretazione esoterica.
Se siete curiosi qui ripercorreremo la storia dell’ Ultima Cena vinciana, cercando di capire le ragioni vere della misteriosa collocazione delle figure.
Seguiteci. ..
L’Ultima Cena fu commissionata a Leonardo dal duca di Milano Lodovico Sforza. La scena rappresenta il momento in cui Gesù annuncia che verrà tradito da uno dei suoi discepoli, secondo il Vangelo di Giovanni 13:21.
I lavori cominciarono nel 1495, per concludersi nel 1498, l’opera è collocata nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.
Molti pensano che si tratta un affresco, ma in realtà, è ormai noto che Leonardo non realizzò mai affreschi. Per i lunghi tempi di esecuzione, che la tecnica ad affresco esigeva, Leonardo qui dipinse nel muro come dipingeva su tavola, usando una tempera grassa a base di olio di lino e uovo stesa su un duplice strato di intonaco.
Leonardo celebre per le sue innovazioni e sperimentazioni, qui fece un buco nell’acqua. Questa tecnica si rovinò quasi immediatamente. Gia il Vasari nelle Vite, accennava al suo degrado inarrestabile.
Questo ha causato per l’opera una quantità enorme di restauri, che ne hanno fatto perdere numerosi particolari.
Nel 1642 si diceva che dell’originale erano rimaste solo poche tracce delle figure e che da quelle ancora visibili non si poteva ricavare alcuna indicazione sul soggetto.
Oltre alla tecnica a causare un degrado, così inarrestabile, fu anche l’umidità della parete, che al tempo era soggetta a forti sbalzi di temperatura visto che separava il refettorio dalle cucine del convento.
Detto questo, si capisce come le figure nel tempo si sono logorate, perdendo quello che Leonardo realizzò all’epoca.
Esistono sul Cenacolo di Leonardo, una quantità innumerabili di studi, che ne hanno indagato ogni singola pennellata.
Per comprendere come doveva essere all’epoca è stato confrontato con una copia coeva realizzata dal Giampietrino nel 1520. La sovrapposizione elettronica dei colori del Giampietrino su un fotografia dell’opera vinciana, non ha fatto altro che far emergere, amaramente, quello che il tempo oggi ci ha restituito.
Non solo, è da dire anche che il Cenacolo ha subito un altro fattore di rischio. Durante la seconda guerra mondiale il refettorio di Santa Maria delle Grazie fu bombardato. Il convento cadde completamente a pezzi, l’unico elemento che rimase in piedi, è il caso di dire miracolosamente, fu il Cenacolo.
Per tali motivi il Cenacolo è stato sottoposto ad un restauro che è durato per ben 20 anni. Iniziato nel 1977 ha mobilitato scienziati, storici dell’arte e restauratori. La superficie era lesionata e scrostata. Al di sotto vi era un impiastro di colla, cera, polvere e vernici.
E’ stata fatta un’enorme opera di ripulitura minuziosa e certosina da parte dei restauratori che sono riusciti in alcuni casi a far rinvenire elementi che erano scomparsi nel passato, come ad esempio i piedi degli apostoli sotto il tavolo.
Comprenderete a questo punto, come sia difficile, capire come doveva essere all’epoca e da qui dare un’interpretazione arbitraria su alcuni particolari delle figure, come ha fatto Dan Brown.
Gli apostoli che vediamo oggi non sono più quelli dipinti da Leonardo: “Pietro, con la fronte bassa da criminale, è una delle figure che disturbano di più nell’intera composizione; ma le copie mostrano che la sua testa era in origine piegata indietro e vista di scorcio. Il restauratore non è stato capace di seguire questo difficile brano di disegno e così ne è uscita una deformità. Lo stesso insuccesso si verifica quando si tratta di avere a che fare con pose non comuni come quelle delle teste di Giuda e di Andrea. Le copie mostrano che Giuda era prima in profìl perdu, un fatto confermato dal disegno di Leonardo a Windsor [cat. 13]. Il restauratore l’ha rigirato, collocandolo in netto profilo e pregiudicandone così l’effetto sinistro. Andrea era quasi di profilo; il restauratore l’ha portato a una veduta convenzionale di tre quarti. E inoltre ha trasformato il dignitoso vecchio in un tipo spaventoso di ipocrisia scimmiesca. La testa di Giacomo Minore è interamente opera del restauratore, che con essa da la misura della propria inettitudine.” (Kenneth Clark, Introduzione a Studi sul Cenacolo, Electa, 1983)
Torniamo ora a Dan Brown e al Codice da Vinci. Il celebre scrittore basa le sue tesi su alcuni particolari del dipinto, che il personaggio a fianco a Cristo è Maria Maddalena.
I colori opposti delle vesti dei due, l’assenza del calice citato nel Nuovo Testamento, la mano posata sul collo della presunta donna come per tagliarle la gola e la presenza di un braccio con la mano che impugna un coltello, sembra non appartenente ad alcun soggetto e personaggio del quadro.
Il coltello è in realtà impugnato da Pietro e questa iconografia fu molto frequente nello stesso periodo in cui operava Leonardo da Vinci. Altri pittori come Domenico Ghirlandaio, Perugino, Andrea del Castagno, realizzarono opere debitrici di questa tradizione iconografica.
Sembra che il coltello non sia impugnato, perché Pietro tiene il braccio piegato dietro la schiena. Questo è riscontrabile oltre che nelle numerose copie del dipinto, anche in uno schizzo di Leonardo.
L’assenza del calice è giustificata dal fatto che nel Vangelo di Giovanni, non viene menzionato.
Infine l’aspetto di Giovanni, assomigliante a quello di una donna, è in linea sia con la tradizione dell’epoca, di rappresentare fanciulli con fattezze femminili e sia in altre ricerche artistiche dello stesso Leonardo.
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Le foto sono tratte da Wikipedia