A Spoleto e dintorni, ma diciamo anche nell’intera Umbria e poi Marche e Lazio, non è così difficile imbattersi nel termine “strangozzi”. Ma di cosa si tratta?
Gli strangozzi sono una tradizionale pasta lunga a sezione rettangolare oppure quadrata. Il loro aspetto, c’è da dire, è piuttosto simile ad altri tipi di pasta quali, ad esempio, i tagliolini. Tuttavia, a differenza di questi non sono una pasta all’uovo. Come si prepara? Come prima cosa si stende una sfoglia, spessa fra i 2 e i 4 mm, di pasta di farina di grano tenero, acqua ed eventualmente sale. La sfoglia deve essere poi tagliata a strisce di circa 4 mm di larghezza e la lunghezza di circa 30 cm. Gli strangozzi possono essere realizzati pure industrialmente, stavolta con l’impiego di semola di grano duro tramite un processo di estrusione o laminazione, e ammatassato nella tipica forma ad 8.
Ed il nome, certamente particolare, di strangozzi? Secondo alcuni deriverebbe dalle stringhe che venivano usate, nello Stato Pontificio, dai rivoluzionari per strangolare i preti e sarebbe quindi il risultato di una fusione fra i termini “stringa” e “strangolare”, da qui anche le varianti “strozzapreti” o “strangolapreti”.
Questo tipo di pasta rende molto bene con un condimento formato da tartufo nero di Norcia, funghi porcini o asparagi.
Gli strangozzi vengono considerati un piatto “povero”, in quanto non contempla l’uso delle uova e il piatto è in genere accompagnato da sughi senza carne.