Il termine arrosticini è diffuso non solo in Abruzzo, ma anche in altre regione della Penisola. Ma di cosa si tratta, per l’esattezza?
Sono degli spiedini di carne, in particolar modo di castrato, oppure di pecora, che hanno riscosso sempre un grande successo pure fuori dal territorio abruzzese. In particolare, sono piuttosto diffusi a Roma e dintorni, questo perché grazie all’immigrazione abruzzese sono entrati a far parte in tutto e per tutto fra i piatti della cucina locale. Ma come si preparano questi gustosi arrosticini? In primo luogo si taglia la carne in tocchetti di dimensioni molto ridotte e poi la si infila in spiedini. Gli arrosticini devono essere cotti alla brace, di solito impiegando un braciere dalla caratteristica forma allungata definito, in base al dialetto della zona, “lu fucon”, “fornacella”, “furnacella” o “rustillire”.
Per fare un buonissimo arrosticino, molto dipende dalla cottura, dalla griglia utilizzata e dalla temperatura del fuoco.
Gli arrosticini, inoltre, possono essere prodotti “in serie”, ossia contraddistinti da cubetti di carne di circa 1 cm di lato infilati su di uno spiedino di legno per una lunghezza di massima di 20 cm, oppure a “produzione manuale”, in cui la carne è tagliata con il coltello a tocchetti irregolari di varia dimensione interponendo strati di carne molto magra a tocchettini di grasso (sempre di pecora), che li rende morbidi. Gli estimatori comunque non hanno dubbi, gli arrosticini a “produzione manuale” sono i più pregiati e gustosi ed il motivo è che si tratta di carne di ottima qualità ed in grado, perciò, di reggere bene una cottura più lunga.