Mi avevano detto che era bella, ma non così bella da togliere il fiato. Quando dicevo che non ero mai stata a Venezia, tutti mi guardavano con facce sconvolte, come se avessi commesso un peccato capitale. Ora che ci sono andata e l’ho vista, l’ho vissuta, l’ho amata ed assaporata, ho capito il perché di quei volti sgomenti.
Questa estate l’inviata di Vagabondi.it (detta così mi sento tipo quelli di Linea Verde!) si è fatta un bel giro per l’Europa e tra le varie tappe che ha toccato c’è stata lei, la famigerata città dei Dogi.
Mi aspettavo che fosse una città affascinante, ma non così! Posso dire che a Venezia ci ho lasciato una parte del mio cuore. Da quando sono tornata alla routine quotidiana, non fanno altro che affacciarsi prepotentemente i flash back dei quattro giorni che ho passato a Venezia: Piazza San Marco la mattina presto semideserta, le viuzze colme di boutique, i negozi di maschere e di graziosi oggetti realizzati in vetro di murano, i Giardini della Biennale, il Canal Grande che domina la città, le piccole calle che ti catapultano in un’altra realtà. Eh sì, perché la vera Venezia non è quella colma di turisti che non ti fanno nemmeno camminare, è quella che è un po’ più in là di Piazza San Marco, dove ci sono dei piccoli palazzi che sfidano le leggi di gravità, dove vedi le signore veneziane che col loro tipico accento parlano da una finestra all’altra, dove vedi i panni stesi su dei fili che stanno su in equilibrio precario, dove vedi gli ortaggi venduti su delle cassette poggiate sul fondo di vecchie gondole.
Questa è la Venezia che mi ha rubato il cuore, questa è la Venezia che voglio ricordare e condividere con voi di Vagabondi.it
Il nostro giro per Venezia è cominciato i primi di Agosto, la mattina presto, talmente presto che il concierge dell’albergo si è preso un colpo quando ci ha visto.
Fatta la solita registrazione, abbiamo cominciato il nostro giro iniziando naturalmente da Piazza San Marco.
Erano le 08,45 e la piazza era semideserta, fatta eccezione per qualche piccione che appena mi ha visto ha chiamato i suoi amici per circondarmi, forse per darmi il benvenuto!
Il Campanile di Piazza San Marco, imponente, vi faceva ombra e c’era una brezza leggera. Ci siamo subito messi in fila per visitare la basilica che avrebbe aperto un’ora dopo.
Un’ora in cui i miei occhi non facevano altro che soffermarsi su tutti i particolari storico artistici, i capitelli della loggia di palazzo ducale uno diverso dall’altro, il campanile così alto ed imponente, i Mori che allo scoccare dell’ora suonavano una rumorosa campana.
Finalmente siamo entrati e lì è come se il tempo si fosse fermato; ero all’interno di una delle chiese più belle che abbia mai visto. L’ho visitata in una sorta di religioso silenzio … e vi assicuro per me è una rarità!
Finita la visita ci siamo recati al campanile per poter salire e vedere Venezia dall’alto. Con mia grande sorpresa c’è un ascensore indolore che non ti fa soffrire di vertigini (mica come a Parigi! Prima o poi ve lo racconterò!).
Arrivati in cima, non si può che ammirare estasiati il paesaggio: tutta Venezia è lì, in un colpo solo d’occhio.
Una volta scesi e fatte le foto di rito, ci siamo avventurati verso ponte Rialto. Il bello di Venezia è che non c’è bisogno di una cartina: delle simpatiche insegne ti indicano il percorso pedonale. Dopo un po’ ti viene il dubbio se queste indicazioni siano affidabili oppure no, perché la strada che conduce da Piazza San Marco a Ponte Rialto è come quella di un labirinto dove hai pochi riferimenti geografici. I negozi sono più o meno tutti simili: maschere e oggetti di Murano, e poi di nuovo maschere … e anche oggetti di Murano, e ogni tanto pizzi di Burano. Stavamo per arrivare in uno dei luoghi più frequentati della città. Arrivata a ponte Rialto, c’era talmente tanta gente che a malapena sono riuscita a godermi il paesaggio e farmi una foto decente.
Si era fatta ora di pranzo e abbiamo deciso di ritornare vicino all’albergo, proprio a fianco Piazza San Marco. Siamo ripassati nel labirinto di negozi, guardandoci intorno in cerca di un ristorantino che ci convincesse e, senza renderci conto, ci siamo ritrovati vicino all’hotel e abbiamo continuato per la Riva degli Schiavoni.
Abbiamo proseguito a camminare e ci siamo ritrovati a Via Garibaldi, era quasi semideserta, i turisti non l’avevano presa d’assedio. Ci siamo subito sentiti a nostro agio. Abbiamo continuato a camminare e abbiamo visto che è piena di simpatici localini, pizzerie, pub, ristorantini. La nostra attenzione si è però soffermata su un piccolo pub con dei semplici tavolini di legno esterni, dove vendevano dei deliziosi panini farciti in modo sublime: bresaola e robiola, salame e stracchino, e altri accostamenti simpatici e saporiti. La signora molto gentile ce li ha scaldati e messi in un tagliere di legno, con nostra grande sorpresa il conto è stato veramente onesto ed economico. Il risultato? A pranzo siamo sempre andati lì e prima di cena ci tornavamo per l’aperitivo!
Abbiamo continuato a camminare e ci siamo ritrovati nei Giardini della Biennale, un’oasi perfetta per riposarsi all’ombra di qualche albero. Il giro è continuato per tutto il pomeriggio. Abbiamo visitato la Galleria dell’Accademia e la giornata è passata senza che ce ne accorgessimo.
Gli altri giorni sono volati così tra una visita avvincente alla Biennale, a Palazzo Ducale con le prigioni e il Ponte dei Sospiri, il Museo Correr e l’isola di Murano, dove abbiamo visto un artigiano del vetro al lavoro che modellava con maestria e sapienza un cavallino.
Così la nostra vacanza veneziana è finita. Siamo tornati mestamente a casa … dove andremo la prossima volta?