Oggi concludiamo il nostro itinerario in Trentino Alto Adige, e lo facciamo regalandovi una visita in un palazzo di grande valore: il Palazzo delle Albere a Trento.
Costruzione del XVI secolo deve il suo nome a una doppia fila di pioppi cipressi, che erano allineati lungo il viale che conduceva alla villa, dalla città. Questo era una villa suburbana collegata un tempo alla città. Oggi è isolata per l’avvento della ferrovia e per la costruzione di alcuni insediamenti industriali. In origine era circondato da un ampio prato che arrivava sino all’attuale Cimitero municipale.
E’ una villa fortezza e fu di proprietà dei principi vescovi Madruzzo.
Incerta è la data in cui l’edificio fu costruito,che oscilla tra il 1530 e il 1550, ma anche chi della famiglia Madruzzo lo commissionò, Giovanni Gaudenzio Madruzzo o il figlio Cristoforo Madruzzo.
E’ certo comunque che nel 1551 qui, vi fu un pranzo in onore di Filippo II di Spagna. Questo evento fu molto importante ed organizzato in occasione del Concilio di Trento. Vi partecipò anche Emanuele Filiberto I di Savoia. Anzi fu proprio questo avvenimento a giustificar la sua costruzione. Nel 1552 fu chiamato da Cristoforo Madruzzo, un grande architetto per esaminare l’opera e dare il suo giudizio, Andrea Palladio.
Nel 1658 la villa divenne patrimonio della Mensa Vescovile, ma dopo breve cominciò la sua decadenza.
Gli affreschi furono coperti e la cinta muraria fu demolita. In seguito fu sede di alcune monache di Sant’Orsola. Successivamente accaddero al palazzo degli avvenimenti non fortunati. Le truppe di Napoleone lo saccheggiarono.
Quando la città fu ripresa dagli austriaci, la villa fu usata come prigione e come ospedale. In seguito un incendio colpì l’edificio causandone gravissimi danni.
Nel 1833 vi fu un primo restauro per volontà del vescovo di Trento. In questa occasione fu ricostruito il tetto ed eliminato il torrino con il belvedere posto centralmente. Un altro restauro fu effettuato nel 1951 e proseguito nel 1970, quando la villa venne acquistata dalla Provincia di Trento.
Nel 1981 vi fu il grande rilancio, il palazzo divenne la sede espositiva della sezione d’arte contemporanea del Museo Provinciale d’Arte. Dal 1987 è una delle tre sedi del MART.
Il palazzo, nel suo insieme, conserva in caratteri di una vera fortezza che si alternano ad altri di estrema eleganza, tipici della ville di svago.
A fare da padrone sono quattro massicce torri difensive angolari che si stringono intorno al corpo centrale.
Un tempo, il palazzo era decorato, con degli splendidi affreschi, di cui oggi ne rimane una esigua traccia. I pochi affreschi rimasti fanno pensare, ad un gusto legato ad artisti come il Dossi, il Romanino, e Marcello Fogolino. Questi narravano la vita e le imprese di Carlo V. Oggi ci sono delle esili tracce, nella saletta del camino, tratti di un fregio raffigurante i dodici mesi, raffigurati dai lavori agricoli. Il secondo piano è quello meglio conservato, qui sono ancora conservati degli affreschi rinascimentali, con finte architettura prospettiche che mostrano paesaggi pittoreschi.
Nella torre di sud est, vi sono invece, le figure delle sette Arti Liberali: Grammatica, Logica, Retorica, Aritmetica, Musica, Geometria e Astronomia. Nella torre opposta, vi sono invece le Virtù Cardinali, Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza, e le Virtù Teologali, Fede, Speranza e Carità. Di questo ciclo profano si conosce l’autore, Marcello Fogolino.
Oggi il palazzo raccoglie più di 2000 opere tra dipinti, incisioni, disegni e sculture dal Romanticismo al Novecento. Significativa è la collezione legata al Futurismo.
Ci sono inoltre opere di Morandi (ben 21 dipinti), Carrà, Sironi, Campigli, Marino e Martini. Da quando è diventata una prestigiosa sede espositiva il palazzo è tornato al suo antico splendore. Questo dimostra come è necessario recuperare architettonicamente gli edifici storici, andati in disuso.