Oggi cominciamo un piccolo itinerario per scoprire una regione, che in questi ultimi mesi ha dovuto affrontare delle difficoltà enormi, l’Abruzzo.
Tutti sappiamo del grande dramma che questa regione ha vissuto e la grande dignità e forza con cui è andata avanti.
Un modo per poter aiutare l’Abruzzo è quello di incentivare il suo turismo e di sceglierla come meta delle vacanze.
Il suo territorio è colmo di testimonianze storiche di grande fascino che vale la pena visitare.
Oggi ci dedicheremo a L’Aquila, trattando una delle chiese più belle di questa città, che purtroppo ha subito dei danni enormi a seguito del terremoto del 6 aprile 2009: la chiesa di Santa Maria del Suffragio.
Questo vuole essere in qualche modo un nostro omaggio, nella speranza che torni al più presto al suo splendore, ma soprattutto un invito a non dimenticare.
La chiesa di Santa Maria del Suffragio risale al 1713, come sede della confraternita da cui ha preso il nome. La sua costruzione fu legata al terremoto nel 1703, quando, la vecchia sede della confraternita subì degli ingenti danni.
Nonostante l’importante motivazione, la costruzione fu seguita da un accesso dibattito da parte della comunità aquilana. A preoccupare era in particolar modo il sito, la piazza principale, che avrebbe potuto nuocere all’importanza della cattedrale, ma anche i costi dell’edificio.
In realtà nonostante, le altre confraternite, avrebbero faticato ad avere la somma necessaria, questo non lo fu per la Compagnia del Suffragio, che proprio a seguito del terremoto, riuscì ad avere cospicue donazioni, ma anche l’aiuto di molti membri della congregazione. Numerosi muratori, e falegnami lavorarono gratis.
La diatriba si risolse nel 1713, quando vi fu la posa della prima pietra. I lavori cominciarono nel 1715 e terminarono nel 1775.
Alla fine l’edificio risultò imponente e maestoso. I lavori furono affidati a Carlo Buratti, allievo di Carlo Fontana.
L’architetto progettò un edificio a pianta rettangolare voltata a botte, affiancata da due cappelle laterali per lato. Il modello di riferimento fu il Gesù di Roma, come molte altre chiese dell’epoca. Nella zona presbiteriale fu previsto un transetto e per illuminare questa parte l’apertura di otto finestre. Elemento dominante è sicuramente la cupola in stile neoclassico. Già nel 1726 la confraternita officiava all’interno della chiesa che aveva già l’altare maggiore e le quattro cappelle laterali intitolate a S. Giuseppe, S. Barbara, S. Antonio da Padova e S. Giovanni Battista.
La costruzione della facciata fu affidata ad Antonio Bucci un marmoraro di origine pescolana che seguì il disegno di Gianfrancesco Leomporri.
Questa fu realizzata tra il 1770 e il 1775. Il prospetto, progettato dal Leomporri fu realizzato in molto da dialogare con lo spazio antistante in maniera dinamica.
Questa pratica è tipica del gusto barocco non dissimile – anche se in maniera diversa – da quello che realizzò Francesco Borromini a Piazza Navona.
Anche all’Aquila la facciata si piega, si flette in funzione della piazza dando l’impatto di un abbraccio. In questo modo l’edificio dialoga con la città. La facciata è suddivisa in cinque settori da un doppio ordine di lesene corinzie. Al di sopra del portala principale vi è un timpano mistilineo con un immagine allegorica della morte. Elemento centrale su cui si è impostato il progetto, è il medaglione della Vergine del Suffragio. La cupola, invece, è opera del Valadier e fu realizzata nel 1805. Proprio quest’ultima è divenuta il simbolo della distruzione dell’Aquila. È crollata quasi per intera, squarciata dal tremendo sisma. Per la sua ricostruzione si è impegnata la Francia, in prima persona il presidente Nicolas Sarkozy, che ha promesso di finanziare i lavori di restauro e ricostruzione.
Ci auguriamo che questo anno che si appena festeggiato, sia per la città dell’Aquila, un anno di grande gioia, forza e positività, non vediamo l’ora di rivedere questa splendida città, più bella di prima.